IMPRESSIONI

Visioni fuggitive messe per iscritto, di tanto in tanto...

martedì 16 febbraio 2010

I cosiddetti "sani"

"L'uomo deve avere rapporti, deve legarsi agli altri per rimanere sano di mente. Questo bisogno di fusione con gli altri è la sua pulsione più forte, più forte del sesso e, spesso, anche più forte del suo stesso desiderio di vivere. E' questa paura dell'isolamento (...) che induce gli uomini a rimuovere la consapevolezza di quanto è tabù, poichè tale consapevolezza significherebbe essere diversi, isolati e quindi persone da ostracizzare. Per questo motivo, l'individuo deve chiudere gli occhi e non vedere quello che il suo gruppo dichiara inesistente, o deve accettare come vero ciò che la maggioranza considera tale, anche se gli occhi lo convincessero che ciò è falso.
 Il gruppo è di importanza cosi' vitale per l'individuo che per lui le opinioni, le convinzioni e i sentimenti del gruppo costituiscono la realtà, una realtà più valida di quella che gli trasmettono i sensi e la ragione.
Come nello stato ipnotico di dissociazione, la voce e le parole dell'ipnotista si sostituiscono alla realtà, così lo schema di organizzazione sociale costituisce, per la maggioranza, la realtà. Quanto l'uomo considera vero, reale, sensato, è rappresentato dai luoghi comuni accettati dalla sua società, e tutto ciò che non quadra con tali luoghi comuni è escluso dalla consapevolezza, è inconscio. Sono ben poche le cose alle quali l'uomo non possa credere, o che non possa rimuovere, nel caso che, in modo implicito o esplicito, egli sia minacciato di ostracismo.
Ma per tornare alla paura di perdere la propria identità, tengo a precisare che di fatto, per i più, questa è fondata sul proprio conformarsi ai luoghi comuni. "Essi" sono quello che gli altri si attendono da loro, quindi la paura dell'ostracismo implica la paura della perdita di identità, e proprio la combinazione delle due paure ha un effetto potentissimo. Il concetto di ostracismo, in quanto fondamento della rimozione, potrebbe portare all'opinione piuttosto disperante che ogni società sia in grado di deformare e di disumanizzare l'uomo in ogni caso, proprio perchè ogni società è sempre il grado di minacciarlo di ostracismo. Accettare questo significherebbe però dimenticare un altro fatto: l'uomo non è solo membro della società ma lo è ancher del genere umano. Pur avendo paura del completo isolamento dal proprio geruppo sociale, l'uomo teme anche di isolarsi dall'umanità che è dentro di lui e che è rappresentata dalla sua coscienza e dalla sua ragione. Essere completamente disumani è spaventoso, anche quando un'intera società ha adottato norme di comportamento disumane. (...) Ed è nella misura in cui una persona, grazie al proprio sviluppo intellettuale e spirituale, si sente solidale con l'umanità che essa potrà sopportare l'ostracismo sociale, e viceversa. La capacità di agire secondo coscienza dipende dal grado in cui si è riusciti a trascendere i limiti della propria società e si è diventati cittadini del mondo".

(Il meglio di Erich Fromm, L'inconscio sociale, Oscar Mondadori, pagg.106-107)

"Parlare di una società intera come psichicamente ammalata comporta implicitamente l'accettazione di un'ipotesi controversa e contraria alle posizioni del relativismo sociologico condivise dalla maggior parte dei sociologi contemporanei. Essi presuppongono che ogni società sia normale in quanto funziona, e che la patologia possa esser definita soltanto nei termini di un mancato adattamento individuale al tipo di vita proprio di tale società. Parlare di "società sana" comporta premesse diverse da quelle del relativismo sociologico. E ha senso solo se presumiamo che ci possa essere una società che non sia sana; questa ipotesi, a sua volta, presuppone, per quanto riguarda la salute mentale, l'esistenza di criteri di giudizio universalmente accettati, validi per giudicare il genere umano come tale, e secondo i quali si possa giudicare la salute di una qualsiasi società. Questa posizione di umanesimo normativo è basata su alcune premesse fondamentali. La specie "uomo" può essere definita non soltanto in termini anatomici e fisiologici; i suoi membri hanno in comune anche qualità psichiche fondamentali, le leggi che governano le loro funzioni mentali ed emotive, e lo scopo di dare una soluzione soddisfacente al problema dell'umana esistenza".

(Il meglio di Erich Fromm, La società malata: patologia della normalità, Oscar Mondadori, pagg.109-110).

Poche questioni hanno occupato la mia esistenza quanto la definizione di un parametro - oggettivo il più possibile - per delineare il confine tra sanità e follia. 
L'altro giorno ho visto il film "Watchmen", e non ho potuto fare a meno di notare come milioni di dollari fossero stati investiti nella realizzazione del progetto - condiviso da attori, regista, sceneggiatori (tutta una troupe, insomma) tutti riuniti insieme ed accomunati dalla follia condivisa. Se li avessero bruciati, li avrebbero spesi meglio...